Questo post è tratto dall’introduzione che accompagna il libro “Qui. Ora. Il live streaming come strumento di marketing per le piccole e medie imprese”, disponibile in formato ebook su Amazon e su altri bookstore.
Sono ormai trascorsi vent’anni dai primi eventi trasmessi in live streaming su Internet, e l’aumento della banda disponibile a costi sostenibili, l’innovazione tecnologica, e la nascita di piattaforme a basso costo e a bassa curva di apprendimento, hanno portato un gran numero di istituzioni, editori, aziende e privati cittadini ad iniziare a sfruttare questo mezzo.
Oggi è possibile assistere a concerti live, eventi sportivi, matrimoni reali, funerali di vip, talk show improvvisati, dibattiti politici; il live streaming è diventato sinonimo di trasparenza, di finestra aperta su un evento remoto. “Si può vedere in streaming?” è la domanda che spesso sentiamo rivolgerci quando segnaliamo un evento interessante. E la domanda corrisponde a: “È possibile aprire una finestra, consentirmi di aumentare la mia vista fino a lì, e poter vedere quello che sta accadendo?”. L’uso del live streaming è quindi popolarmente considerato come strumento abilitante a vedere remotamente, eventualmente anche a discapito della qualità della fruizione.
Tuttavia, da diversi anni iniziamo a vedere i primi eventi che implicano una dimensione nativa del live streaming, dove cioè la trasmissione audiovideo in diretta su web è elemento costituente del format (strutturato o meno), e non un semplice occhio, testimone passivo, che replica un evento a distanza. Si tratta però di eventi sporadici ancora lontani dal costituire massa critica, per via non soltanto degli aspetti culturali citati, ma anche della diffidenza da parte di aziende, agenzie di comunicazione, piccoli editori: si teme la complessità tecnologica, si è convinti della necessità di un elevato investimento, non si colgono i possibili usi creativi del mezzo.
Molte di queste esitazioni dipendono dal fatto che a tutt’oggi non esiste una tecnologia end-to-end affidabile, completa, e di qualità: non è possibile, almeno per ora, acquistare “il kit per lo streaming” adatto per qualunque situazione. Esistono diverse piattaforme che consentono di essere in onda con un click; ma affinché questo click produca valore è necessario affidarsi ad un mix di competenze e tecnologie da calibrare diversamente volta per volta e situazione per situazione, la cui gestione per il cliente finale non è semplicissima. Nonostante ciò, esistono dei casi interessanti dove un’attenta progettazione, il giusto partner, ma soprattutto la comprensione delle potenzialità per il proprio business e la capacità di integrare lo strumento con altre pratiche sociali, ha portato dei risultati davvero interessanti.
Oggi in Italia viviamo un momento di grande difficoltà economica, dove però molte piccole aziende soprattutto di origine e tradizione artigiana, hanno cominciato a scoprire i vantaggi delle piattaforme di comunicazione digitale, per tentare di aprire nuovi mercati per i propri prodotti di elevata qualità. Si tratta in molti casi di realtà che vivono la rete in prima persona, dove gli stessi imprenditori o i loro collaboratori imparano a raccontare la storia e il valore dei propri prodotti, creando attorno al proprio brand delle community internazionali di appassionati.
Questo libro si rivolge soprattutto a questi imprenditori e ai loro collaboratori, ma anche alle agenzie di comunicazione che quotidianamente si confrontano con le loro esigenze, per aiutarli a comprendere meglio le potenzialità di un mondo solo apparentemente complesso o difficile da decodificare. L’obiettivo è provare a demistificarne la difficoltà d’accesso, raccontandone un po’ di storia, alcuni casi significativi, e le tecniche più usate, per rendere più facile la scelta delle migliori metodologie, ma soprattutto per immaginare l’uso creativo di un affascinante mezzo di comunicazione diretta.
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